Tradurre lo appassionava. In più ha avuto la fortuna di tradurre soltanto libri che gli piacevano. Tradurre significa diventare un altro, ragionare con la sua testa, usare il suo vocabolario. È un'esperienza forte, così forte che alla fine del lavoro ci si sente come se qualcosa venisse a mancare.
Ha tradotto centinaia di fumetti, di parecchi non ne conservava la memoria. Ricordava la difficoltà di restituire la poesia di Copi, il sarcasmo di Wolinski, le cosmogonie di Jodorowsky, la quotidianità ferita di Gibrat, quella alterata di Bilal…
Questi, invece, i romanzi che ha tradotto, tutti dal francese.