Gaijin è la parola con la quale la lingua giapponese indica lo straniero: un termine razzista, che include il disprezzo per il forestiero, l’ospite indesiderato, l’estraneo.
Non è raro sentirsi gaijin nel mondo in cui si vive: è una sensazione incerta, non sempre definibile, comunque confusa. Succede davanti a fatti che non sappiamo spiegarci, ma anche nei confronti di altri che comprendiamo e ci fanno ribrezzo.
L’effetto cambia: a volte faremmo l’impossibile per prolungare l’incanto, altre chiudiamo gli occhi e vagheggiamo una deviazione traumatica, sanguinaria.
Prima di diventare questo spettacolo teatrale, Gaijin! erano trenta brevi racconti, ognuno dei quali illustrato da Onofrio Catacchio. Pubblicati su giornali e riviste, i trenta racconti hanno qui la loro collocazione definitiva. Oltre i racconti e le illustrazioni, il libro raccoglie anche il testo teatrale e i disegni di scena: 112 pagine a grande formato e in bicromia per un tuffo in universo deformato dove tutto, paradossalmente, è come appare.