È un male stanco, quello alla base della maggioranza degli omicidi che si compiono oggi in Italia, un male che non sa più ragionare in termini di forza, ma si misura soltanto per la sua, non meno devastante e crudele, debolezza.
Sette capitoli, quattordici storie che si incrociano fra loro come per trovare un senso, quattordici omicidi fra i più efferati degli ultimi tre anni raccontati con il linguaggio del romanziere, la precisione del giornalista, l’analisi dello studioso.
Fidanzati che uccidono la loro ragazza, mariti che fanno fuori la moglie, madri che ammazzano i figli, figli che annegano i genitori nel sangue, banali litigi che sfociano in storie di cruda vendetta, disperati senza nome trovati cadavere negli angoli più nascosti: non è solo il ritratto di una società allo sbando, che ha perduto la fermezza dei propri valori, è il balbettare di ogni scienza criminologica, la necessità di trovare nuove forme di interpretazione e di comunicazione di un male che appare sempre meno eroico, vigoroso, prepotente.