search ASSOCIAZIONE CULTURALE LUIGI BERNARDI
Granata Press
Luigi Berbardi: editore

Il notaio era superstizioso, di venerdì 17 marzo non voleva costituire una società. Si impuntarono e lui fece il suo dovere. Era il 1989, erano in tre, uno si perse subito per strada. Il resto è tutto nelle cose fatte, catalogate a partire da questa pagina.

La quotidianità di Granata Press è stata vissuta, fra gli altri e in tempi diversi, anche da: Roberto Ghiddi (socio e art director), Andrea Accardi, Nives Aiuola, Andrea Baricordi, Luca Boschi, Claudia Cangini, Giancarlo Carlotti, Cristina Cavina, Federico Colpi, Gloria Corica, Massimiliano De Giovanni, Francesco Di Sanzo, Enrico Fornaroli, Anna Marani, Andrea Pietroni, Barbara Rossi, Simonetta Scala e Ilde Turrini, oltre a tutti gli autori e i collaboratori più o meno saltuari. Gli autori li trovate in catalogo, fra i collaboratori ricordiamo almeno: Karin Andersen, Anna Cappelletti, Sandra Murer, Monica Garuti, Rieko Fukuda, Fabrizio Magri e Tadashi Nitaguchi.

Pubblicazioni

Le collane di fumetti periodici

Alla fine degli anni Ottanta, era in corso una specie di rivoluzione che stava profondamente rinnovando il linguaggio e l'editoria dei fumetti. Negli Stati Uniti e in Inghilterra le produzioni seriali diventavano occasione di sperimentazioni azzardate, Batman era il personaggio-chiave, le miniserie la formula editoriale vincente.

In Italia, poco si muoveva, e quel poco avveniva quasi tutto a Bologna. I periodici a fumetti di Granata Press erano lo specchio della situazione corrente, ma anche il tentativo, a volte velleitario e disperato, di proporre un'alternativa alle serialità sonnolente di casa nostra.

Le collane di manga periodici

Lavorava ancora alla Glénat Italia quando gli capitò tra le mani il primo manga da giudicare in chiave professionale. Si trattava del primo numero pubblicato negli Stati Uniti dalla Marvel del serial Akira, di Katsuhiro Otomo. All'editore francese, che aveva filiali in Spagna e in Italia, era stato offerto di tradurlo in Europa, nelle tre lingue. Luigi Bernardi dirigeva la filiale italiana e diede immediato parere positivo: il prodotto era bello, e pensava che la nuova generazione di lettori di fumetti, quella cresciuta abbuffandosi di serial televisivi giapponesi, doveva essere pronta a recepire i manga. Due anni dopo, quando si cominciò a ipotizzare Granata Press, quel pensiero gli tornò alla mente. La costituenda casa editrice avrebbe fatto della pubblicazione di manga una delle proprie strategie. Il progetto di pubblicare i manga si sviluppò in due linee editoriali, contigue eppure sostanzialmente differenziate. Entrambe avevano come battistrada una rivista antologica che presentava anche articoli, approfondimenti, notiziari e colloqui con i lettori. Zero fu la staffetta della linea Z, dedicata alle proposte di taglio fantascientifico, aggressivo e ipertecnologico. Mangazine, invece, insieme a tutta la linea Manga, offriva una visione più ampia della produzione giapponese, anche in chiave storica. L'idea e la realizzazione risultarono complementari, ed entrambe vincenti

Le collane di libri di fumetti

I fumetti erano uno dei cuori pulsanti di Granata Press. È evidente che i volumi destinati alle librerie fossero particolarmente curati, sia nelle veste grafica che nei contenuti. Alcuni titoli riprendevano storie già pubblicate sulle testate periodiche, altri erano inediti, altri ancora andavano a costituire tasselli importanti di una colorata e fantasiosa biblioteca dell'immaginario. Gli autori erano quelli cari alla casa editrice, da Magnus a Mattotti, da Baldazzini a Saudelli, da Bonvi a Rumiko Takahashi. E poi, tanti giovani: Onofrio Catacchio, Vanna Vinci, Otto Gabos, Stefano Ricci, Gabriella Giandelli...

Le collane di video

A Granata valeva il principio di soddisfare ogni curiosità. Se i fumetti giapponesi "tiravano", ecco che l'idea di pubblicare videocassette con i disegni animati degli stessi personaggi diventava un progetto da realizzare. Nessuno, aldilà della duplicazione domestica, sapeva come si realizzassero delle videocassette. Impararono in fretta. L'ufficio si riempì di enormi "cartuccioni" Ampex. Stabilirono rapporti con la Siae, che cambiava regolamento ogni volta che andavano a ritirare i bollini. Cominciarono a frequentare festival specializzati, a Milano e a Cannes, ogni volta acquistavano diritti importanti. Si affidarono a distributori "forti", la Ricordi prima, la Bmg dopo, finirono in un gioco di multinazionali che non poteva non stritolarli.